Nomisma: con Crif avvia Progetto Industria 2030
June 20 2016 - 7:09AM
MF Dow Jones (Italian)
Nomisma con Crif avvia "Progetto Industria 2030", un percorso
pluriennale che intende essere - con cadenza periodica - un punto
di riferimento per analizzare le diverse dinamiche del sistema
industriale italiano. Uno strumento per conoscere meglio strutture,
strategie e performance dei campioni del Made in Italy
manifatturiero e disegnare una politica industriale moderna, con
cui cogliere le opportunità del "nuovo Rinascimento del
manifatturiero" aperte dalla Fabbrica del Futuro e raggiungere
l'obiettivo fissato dal programma Europa 2020.
Lo studio curato da Nomisma, spiega una nota, analizza il
macro-settore delle macchine strumentali, traino del Made in Italy,
con un ammontare di export di ?30,3 miliardi nel 2015 pari al 7,3%
del totale nazionale e un surplus di bilancia commerciale di circa
?24,2 miliardi, ben il 53,5% dell'intero saldo positivo del Paese.
Una performance che appare però meno incoraggiante se si considera
un orizzonte temporale di medio periodo (2007-2015). In questo
lasso temporale l'export vede una crescita annua di solo l'1% con
un miglioramento della bilancia commerciale reso possibile dal
contestuale crollo dell'import.
Entrando nel dettaglio si evidenzia l'ottima performance dei
produttori di macchine per l'industria alimentare (+37,8% periodo
2007-2015), per il packaging (+29,8%), per l'industria della carta
e del cartone (+28,6%) e per l'agricoltura (+21,7%). Segno negativo
per le macchine destinate al settore metallurgico (-30,2%), con un
calo del 7,6% nell'ultimo anno. Per l'Italia il principale mercato
di sbocco per le macchine strumentali resta l'Europa, a fronte di
un allargamento della quota nordamericana e di quella africana che
passa dal 5,8% del 2007 al 7% del 2015. Si contrae la quota di
export verso l'Asia orientale (17,1% nel 2011 / 12,8% nel
2015).
Osservando il mercato dal punto di vista dei paesi G20, la
crescita di valore esportato nel periodo 2007-2014 è stata
insufficiente per conservare la quota di mercato dell'Italia, che
dal 9,3% del commercio totale è scesa all'8,2%. Solo nelle macchine
automatiche per il confezionamento e l'imballaggio e nei macchinari
destinati all'industria della carta e del cartone il saldo è
positivo (si tenga conto che per quanto riguarda il confezionamento
e l'imballaggio, nel mondo un macchinario su quattro è
italiano).
In ambito Ue il valore import dall'Italia si è contratto del -9%
quando invece le importazioni totali di beni strumentali sono
aumentate del +6%. Questa dinamica ha determinato un forte calo
della quota di mercato del Belpaese che passa dal 13,6% del 2007
all' 11,7% del 2014. Nei paesi extra europei del G20 la dimensione
del mercato è rimasta stabile con un'oscillazione tra il 6,4% e il
7%; si registra un aumento solo in Brasile che passa dal 14,4% al
16,4%. La perdita di competitività in Europa si concentra in paesi
strategici come Francia e Spagna e l'Italia - come la Germania - ha
fatto registrare un calo di esportazioni verso i paesi con elevata
rischiosità. Nomisma ha inoltre misurato - grazie alla banca dati
CRIF-Cribis D&B - la forza competitiva della meccanica
strumentale attraverso l'analisi delle 225 principali aziende del
settore che presentano un fatturato superiore a ?20 milioni
registrato nel 2014. La fotografia che ne viene evidenzia come
queste siano in particolare imprese di medie dimensioni ,
posizionate in particolar modo in Lombardia (28,9%), Emilia-Romagna
(26,2%) e Veneto (24%). I ricavi aggregati sono di circa 21,7
miliardi nel 2014 con una crescita +21,3% dal 2007 (allora erano
17,9 miliardi).
Il 71% di queste aziende è stato fondato prima degli anni
Novanta; poche le imprese del Meridione (1,3%) e quelle nate nel
Ventunesimo secolo (12,9%). Andando più nello specifico emerge una
forte disomogeneità di performance tra le imprese e tra i diversi
comparti di settore. Infatti il 20% delle aziende con tassi di
variazione più elevati dei ricavi ha visto in media più che
raddoppiare il proprio fatturato nel periodo 2007-2014, mentre per
le aziende con i tassi di variazione peggiori la contrazione è
stata del 35,2%. Le migliori performance registrate sono quelle
delle macchine per il settore metallurgico (+88,1%), del packaging
(+38,8%) e delle macchine legate all'agricoltura e silvicoltura
(+23,5%). Sotto la media le performance delle macchine per
l'industria alimentare (+20,4%) e per le materie plastiche
(+18,4%). Crescita lieve per le macchine per la formatura dei
metalli e di altre macchine utensili (+4,7%) e per la carta e
cartone (+4,2%). In territorio negativo le macchine per impieghi
speciali (-3,7%) e quelle per le industrie tessili, abbigliamento e
cuoio (-25,3%).
Sul fronte dell'internazionalizzazione, un numero crescente di
aziende possiede filiali estere: si è passati nel complesso da 337
a 531 (+37 in Europa, +8 negli USA, +149 nel resto del mondo). Tra
le realtà monitorate, sono ancora molte le aziende (122 nel 2014 a
fronte di 127 nel 2007) che non hanno presenza all'estero.
Considerando gli assetti proprietari, pochissime sono le aziende
quotate (Danieli, CNH Industrial, IMA, Prima Industrie, Biesse e
Fidia) con una forte preponderanza della proprietà italiana
(82,7%). Il 50% delle imprese sono a gestione familiare e nel 22%
vi sono manager esterni in ruoli apicali. Solo nel 28% dei casi la
proprietà è in mano a investitori istituzionali. Poca diversità di
genere: le amministratrici nei cda sono 16% del totale e sono solo
27 le donne al vertice. Ben il 75% delle imprese ha realizzato
attività brevettuale nel periodo 2007-2014, presentando domande
presso l'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM), l'Ufficio
Europeo dei Brevetti (EPO) e l'Ufficio Mondiale della Proprietà
Intellettuale (WIPO).. Delle 168 aziende che rientrano in questa
specifica, 49 (29%) competono su scala nazionale, 55 (33%) su
quella europea e le restanti 64 (38%) in ottica mondiale. Le
attività con sviluppo tecnologico più intenso sono le macchine per
l'industria alimentare e per il packaging.
Un campanello d'allarme viene dalla scarsa diffusione di
pratiche d'identificazione e memorizzazione automatica di
informazioni e dall'e-commerce. Secondo Nomisma, per realizzare le
opportunità di Industria 4.0 e gli obiettivi dei Europa 2020
occorre prima di tutto rinforzare la capacità d'indirizzo generale
della politica economica. Ne viene la necessità di approfondire la
concorrenza, migliorare la dotazione d'infrastrutture fisiche e di
comunicazione, riducendo le disparità territoriali e permettendo
così alle aziende di accedere a global value chains. Per questo c'è
bisogno di individuare istituzioni per un ecosistema industriale
moderno, che favorisca la crescita dimensionale delle imprese e il
ricambio generazionale, valutando anche l'opportunità di misure
fiscali specifiche. Né si può differire lo sforzo, che le imprese
intervistate da Nomisma riconoscono essere iniziato, finalizzato ad
accompagnare la presenza delle imprese italiane sui mercati
esteri.
In ultimo va garantito che l'indirizzo della programmazione
regionale 2014-2020 sia mantenuto sulle azioni a favore della
ricerca e dell'innovazione delle imprese.
com/lab
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June 20, 2016 06:54 ET (10:54 GMT)
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