Con Libia e Venezuela, la Nigeria è tra i Paesi più problematici per l'Eni. I sabotaggi agli oleodotti, anche a colpi di esplosivi, hanno segnato il record nel 2022, raddoppiando rispetto al 2021. La situazione è tale che il Cane a sei zampe ha deciso di applicare il Conflict Analysis Tool, strumento che analizza le cause dei conflitti provando a individuare possibili azioni di mitigazione da parte della stessa società.

C'è poi la questione dei costi di sviluppo dei progetti oil & gas che Eni anticipa (611 milioni di euro l'esposizione creditizia a fine 2022) e poi deve riscuotere dalla compagnia energetica nazionale Nnpc e i partner locali secondo la formula cash call: un'operazione che non sempre scorre liscia.

Se a questo si aggiunge il procedimento arbitrale miliardario per la mancata conversione in licenza di sviluppo del permesso esplorativo Opl 245, si capisce perché ciclicamente circolino voci su una possibile uscita di Eni dalla Nigeria. L'ipotesi però non sembra essere nei piani dell'ad Claudio Descalzi (riconfermato al quarto mandato). Eni nel 2022 ha ceduto solo la licenza Oml 11, e anche se la Nigeria non è tra i Paesi chiave del cosiddetto Piano Mattei per aumentare le forniture di gas all'Italia, gli investimenti e i progetti non si sono fermati.

Adesso segnali di pace starebbero arrivando proprio su Opl 245. Per riepilogare la vicenda, la licenza esplorativa è stata oggetto di un lungo processo che ha visto il Cane a sei zampe, il partner Shell e i rispettivi manager assolti con formula piena da ogni accusa di corruzione internazionale il 17 marzo 2021, dopo un iter giudiziario lungo ben otto anni.

All'Icsid di Washington, il centro della Banca Mondiale per le dispute internazionali sugli investimenti, si è arrivati per l'arbitrato chiesto proprio da Eni il 14 settembre 2019 contro la Nigeria. Eni e Shell, partner nel progetto, non vogliono perdere i 2,5 miliardi di dollari investiti finora.

Il risarcimento, secondo i legali del Cane a sei zampe, riconosce il fair value. "Eni ritiene di avere delle solide argomentazioni a tutela delle proprie pretese, e su questa base ha confermato il valore di libro dell'asset. Tale tenuta è confermata anche nella stima del valore recuperabile nella prospettiva di utilizzo economico". Ora la possibile schiarita: stando a quanto riporta Bloomberg, il procuratore generale Abubakar Malami ha scritto al presidente nigeriano Muhammadu Buhari, sottolineando che i ritardi nello sviluppo del blocco hanno avuto "conseguenze economiche negative" per il Paese, e che sarebbe meglio fermare il braccio di ferro in modo che la Nigeria, il più grande produttore di greggio dell'Africa, possa beneficiare della ripresa delle attività.

Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, l'arbitrato all'Icsid riprenderà il 26 maggio, col deposito di ulteriore documentazione da parte sia di Eni sia della controparte nigeriana. Le eventuali, reciproche osservazioni di risposta potranno essere depositate il 4 agosto 2023, "dopo aver presentato una richiesta motivata e aver ottenuto l'autorizzazione dal Tribunale". Tempi che si allungano insomma, e che lascerebbero spazio a un accordo stragiudiziale. Intanto Eni e Spp, il più grande fornitore di energia della Slovacchia, hanno firmato una bozza di accordo per la cooperazione commerciale nei settori gas e Gnl, per diversificare le forniture di gas slovacche. La firma è avvenuta a margine della visita di Stato del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

red

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2109:02 apr 2023

 

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