Ammonta a 236 miliardi di dollari il volume di Slb, i bond sustainability-linked, in circolazione oggi nel mondo. E sul podio dei Paesi emittenti c'è l'Italia con 45,8 miliardi di dollari, quasi il 20% del totale. Segue, distanziata di parecchie lunghezze, la Francia con 24,8 miliardi di dollari. Medaglia di bronzo per gli Stati Uniti con 23,4 miliardi di dollari.

Al quarto e quinto posto rispettivamente si collocano Germania (18,5 miliardi di dollari) e Cina (17,3 miliardi di dollari). Il primato italiano, scrive Milano Finanza, è sostenuto da Enel, di gran lunga il maggiore emittente al mondo della categoria Slb con un volume di 31,2 miliardi di dollari, oltre il 13% del totale. Gli altri emittenti inclusi sul podio mondiale sono la Repubblica Popolare Cinese (9,3) e l'israeliana Teva Pharmaceuticals. Certo, nel mare magnum da oltre 4 mila miliardi di dollari delle obbligazioni col bollino verde (più di 6 mila miliardi se si aggiungono le linee di credito) i 236 miliardi dei bond sustainability-linked rappresentano una quota minoritaria. Ma secondo analisti e gestori la categoria è destinata a una sempre maggiore visibilità. Dopo il boom del 2021 e la frenata del 2022, infatti, è attesa una nuova fase di crescita per questa particolare classe di emissioni indicizzate al raggiungimento di specifici obiettivi ambientali da parte dell'emittente. Addirittura, l'emissione targata Eni di gennaio 2023 ha dimostrato che i bond sustainability linked ormai sarebbero persino maturi per fare breccia anche tra il retail, ovviamente se a proporli è un emittente solido e ben noto al pubblico indistinto.

La strada più battuta resta quella degli investitori istituzionali, che si stanno abituando anche a emissioni più evolute, come l'ultima da 1,5 miliardi di euro proposta a metà febbraio 2023 da Enel.

Quel bond, in particolare, è stato il primo prestito obbligazionario al mondo strutturato per indicizzare i tassi al raggiungimento di un indicatore di performance (Kpi) legato agli standard della tassonomia europea, combinandoli con gli obiettivi sostenibili fissati dalle Nazioni Unite.

«Enel ha sempre fatto da apripista sul mercato dei bond sostenibili, in alcuni casi le sue sono state emissioni addirittura pioneristiche», conferma Antonio Serpico, senior portfolio manager di Neuberger Berman, a MF-Milano Finanza. «Oggi l'appetito degli investitori è forte; lo vediamo dalle richieste dei nostri clienti che sono sempre più indirizzate verso obbligazioni con una forte connotazione Esg. Ormai l'interesse per questo tipo di emissioni è tale che si guarda più al sottostante che alla sola performance del bond. Per questo mi sento di affermare che i bond sustainability linked cresceranno. Il 2023 è partito un po' col freno tirato: una stima fatta oggi lo proietterebbe su volumi come quelli del 2022, circa 60 miliardi di dollari. Ma dai prossimi anni il ritmo di crescita potrebbe essere ben più sostenuto».

Dai 219 miliardi di dollari del 30 gennaio 2023 ai 236 di oggi il volume dei bond sustainability linked è salito di circa 17 miliardi. Nello stesso arco di tempo quello dei green bond è passato da 2.486 a 2.611 miliardi di dollari, mentre bond sostenibili e social bond sono cresciuti rispettivamente da 633 a 670 miliardi e da 576 a 584 miliardi, sempre di dollari (sarebbe meglio dire dollari equivalenti, perché per consentire raffronti omogenei le diverse valute di emissione vengono tutte convertite in quella statunitense). Secondo Serpico, il mercato sta apprezzando un aspetto su tutti riguardo i bond sostenibili indicizzati. «È la misurabilità a fare la differenza», precisa. «Per come sono strutturati rendono subito evidenti i progressi green dell'emittente, visto che il rendimento riconosciuto ai sottoscrittori dipende proprio dall'aver o meno raggiunto gli obiettivi di sostenibilità dichiarati».

La finanza verde in generale è destinata ad avere un peso crescente nei bilanci delle società e nelle scelte degli investitori.

Considerando le transazioni eseguite dalle imprese fino a questi giorni del 2023, la finanza sustainability-linked rappresenta il 50% dell'importo totale del debito sostenibile emesso (nel caso di Enel, l'ad uscente Francesco Starace ha portato l'asticella oltre il 60%). E, sempre partendo dall'inizio dell'anno, circa il 31% delle obbligazioni emesse dalle aziende sono indicizzate a obiettivi di sostenibilità. La percentuale sale al 38% se si restringe il campo alle sole emissioni corporate dell'Eurozona. L'altro dato che va sottolineato è che si allarga la platea degli emittenti, spesso con vere e proprie sorprese.

Non sono solo le utility a fare ricorso ai bond indicizzati alla sostenibilità e ad averli portati a un controvalore di 236 miliardi di dollari. Detengono ancora la quota maggioritaria del mercato Slb, con il 53,5 miliardi di dollari, ma nella loro scia si muovono molti altri settori. Al secondo posto, per esempio, si trovano gli industriali (32,7 miliardi), al terzo i materiali (31,2 miliardi). Il quarto posto è riferito ai beni di prima necessità (27,5 miliardi), mentre il quinto è degli altri beni di consumo. Sorprendentemente il settore energy è sesto (16,7 miliardi). Chiudono la classifica la cura della salute (11,7 miliardi), le comunicazioni (10,5 miliardi) e la tecnologia (9,3 miliardi).

alu

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