Infrastrutture: le notizie della settimana
May 13 2023 - 11:15AM
MF Dow Jones (Italian)
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Roma, 10 mag - La sfida di
Webuild: diversificare senza perdere il primato delle
infrastrutture
Strategia e obiettivi del piano di riorganizzazione del big
nazionale per cogliere le opportunità della transizione climatica
ed energetica, dell'emergenza idrica e dell'agricoltura
resiliente
Il 2022 è l'anno cerniera per il maggior gruppo italiano delle
costruzioni, dopo un 2021 in perdita con un recupero della
redditività e soprattutto un ulteriore balzo dimensionale (sia in
termini di fatturato che di portafoglio lavori che di organico).
Questi exploit favoriti anche da una crescita esterna che ha avuto
l'ultima significativa acquisizione in Italia (nel 2020) inglobando
Astaldi(a conclusione del cosiddetto "Progetto Italia") per
proseguire nel 2023 con l'acquisto, in Australia, di Clough. Ecco i
numeri presentati per il 2022 non a caso confrontati con quelli del
2012 (l'ultimo anno in cui la milanese Impregilo, ridenominata
Webuild nel 2020, è "sola" prima di diventare Salini Impregilo in
seguito all'acquisto da parte dell'impresa familiare romana nel
2013 e il successivo ingresso nel capitale di Cdp Equity nel 2019).
In dieci anni i ricavi consolidati aumentano 3,5 volte da 2,3 a 8,2
miliardi, il portafoglio ordini 3,2 volte da 16,8 a 53,4 miliardi,
il numero di dipendenti 7,3 volte da 11.400 a 83.000.
Queste dimensioni fanno oggi di Webuild il nono gruppo delle
costruzioni in Europa (nellaclassifica di Guamari) e, in attesa di
quella mondiale di Enr - Engineering News-Record, probabilmente tra
i primi 50 "global contractors". Un aspetto qualitativamente
significativo è la riduzione del "rischio Paese", sempre tra il
2012 e il 2022: se Impregilo aveva all'epoca nel Sud America il
mercato principale (40% della cifra d'affari), seguito da Italia
(23%) e Est Europa (16%), attualmente Webuild si concentra
maggiormente nel mercato domestico (31%), nel Nord America (20%
grazie alla controllata Lane), in Europa (18%) e in Australia (13%,
quota destinata a crescere con lo sviluppo impresso a Clough, anche
in virtù di una sua diversificazione, come dimostra il contratto
firmato con Saipemper un impianto industriale di urea).
Particolarmente interessante è il documento, chiamato "Roadmap
2025", che completa la presentazione del bilancio 2022 con
l'analisi dell'evoluzione del business, facendo leva sui principali
aspetti strategici individuati in una prospettiva temporale
2023-2025 (comunque promettente tenendo conto che il portafoglio
ordini copre il 95% del fatturato consolidato medio atteso per il
triennio, in previsione di raggiungere nel 2025 una cifra d'affari
di 10,5/11 miliardi). A parte le proiezioni sul miglioramento dei
dati economico/finanziari quello che più rileva è lo sforzo di
Webuild di trasformarsi da gruppo prevalentemente specializzato
nella realizzazione di infrastrutture (seppure con miglior
distribuzione geografica che vede la statunitense Lanee
l'australiana Cloughaffiancare la casa madre in mercati a minor
rischio) in operatore della trasformazione del territorio
diversificato a tutto campo, sull'esempio dei maggiori competitors
europei e mondiali. Senza certo perdere il primato nelle
infrastrutture: basti pensare che in Italia è capofila del
raggruppamento che haappena iniziatoa realizzare la nuova diga
foranea di Genova (928 milioni) ma, soprattutto, spera, alla testa
del consorzio internazionale Eurolink, di vedersi confermato il
contratto per l'ambiziosoponte sullo Stretto di Messina(oggi
quotato 13,5 miliardi).
Poiché i quattro temi strategici da affrontare per posizionarsi
come partner dei grandi clienti internazionali sono individuati nel
documento citato in: transizione climatica ed energetica, emergenza
idrica e agricoltura resiliente, Webuild si propone di
riorganizzare le sue divisioni/società come segue. La società
impiantistica Fisia Italimpiantivorrebbe diventare leader mondiale
della dissalazione dell'acqua; la divisione Webuild
Concessions(nella quale sono concentrate le concessioni,
soprattutto quelle ereditate da Astaldi) impegnarsi nelle
infrastrutture "greenfield" in collaborazione con primari
investitori; le imprese Seli Oversease Cossi Costruzionioperare nel
tunnelling, e nella manutenzione con particolare focus sui corridoi
infrastrutturali Ten-T; Webuild Real Estatepresumibilmente
valorizzare le poche proprietà edificabili che fanno capo a società
come Cepriv o Zeis (di proprietà della famiglia Salini); le
imprese, la generale Csc(di diritto svizzero) e l'impiantistica
Nbi(Nuova Busi Impianti) focalizzarsi sullo sviluppo di edifici
sostenibili.
E proprio quest'ultimo sembra il punto più critico
dell'ambizioso progetto di diversificazione perché l'edilizia
(soprattutto per i più esigenti clienti privati) è da sempre
(quindi dalla fondazione, nel lontano 1994, di Impregilo) il
"tallone d'Achille" di un gruppo che si vuole globale (i cui
concorrenti sono tutti ben agguerriti nel mercato immobiliare). Non
a caso, limitandosi all'Italia, dei 29 cantieri recentemente
mappati (per via del loro "indotto") ne Il Sole 24 Ore, l'unico di
edilizia privata è la nuova sede Eni a San Donato Milanese, un
progetto inizialmente valutato 171 milioni per conto di un fondo
immobiliare riservato a investitori gestito da DeA Capital Real
Estate, iniziato nel 2017 e solo oggi in fase di consegna
nonostante una durata dei lavori inizialmente prevista in 30 mesi
con significativi extracosti. A cui si aggiunge, nel settore
pubblico, l'ospedale di Monopoli-Fasano (ereditato da Astaldi con
tutta la problematica dovuta al protratto concordato preventivo
della ex-maggiore concorrente di Impregilo): un contratto da 115
milioni acquisito nel 2018 e la cui consegna era prevista in tre
anni.
Ultima notazione, ma non certo per importanza, è che la crescita
"a tappe forzate" di Webuild (alla quale contribuisce Cassa
Depositi e Prestiti) rischia di configurare una situazione di
"monopolio", ovviamente nel piccolo mercato italiano, che non ha
paragoni in altri Paesi. Infatti, complici le difficoltà della
maggior parte dei general contractors "storici" delle costruzioni,
Webuild (che comunque in Italia fattura 2,5 miliardi tanto da aver
deciso, dopo una prolungata vacatio, di rientrare un anno e mezzo
fa nell'associazione di categoria Ance) è inseguita da imprese
generali quali Itinera(gruppo Gavio) e Pizzarotticirca otto volte
più piccole. Mentre ogni Paese europeo che conta annovera al
vertice almeno quei tre gruppi leader (spesso molto diversificati)
che assicurano una reale concorrenza nel mercato interno (spesso
"orchestrata" nell'interesse del sistema Paese proprio dalle
maggiori entità private e anche pubbliche).
(RADIOCOR) 13-05-23 17:00:07 (0058) 5 NNNN
(END) Dow Jones Newswires
May 13, 2023 11:00 ET (15:00 GMT)
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