(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 19 ott - Dopo un avvio poco mosso, i prezzi del petrolio hanno imboccato la via dei ribassi (-1,57% a 85,9 dollari al barile il Wti dicembre e -1,66% a 89,98 dollari il Brent di pari scadenza) e questo mette sotto pressione i titoli del comparto energetico in Europa (-1,6% l'Euro Stoxx 600 di settore). L'impatto si fa sentire anche a Piazza Affari, dove Eni cede l'1,3% e Tenaris il 2,6%. Cali più ampi per Saipem (-3,32%), che comunque ha corso molto in ottobre: pur se con qualche isolata battuta d'arresto, nel mese ha guadagnato più del 15%. Per Saipem sale anche l'attesa per i conti del terzo trimestre, in arrivo il prossimo 25 ottobre: gli analisti di Equita, che confermano il rating "hold" con obiettivo di prezzo a 1,7 euro per azione contro gli attuali circa 1,5 euro, prevedono "una performance che continui a mostrare un recupero della redditività sostenuto dall'attività offshore. Il fatturato è atteso crescere del 4% anno su anno e del 7% su trimestre, con una marginalità all'8% (+140 punti base su anno e +10 punti base su trimestre). Ci attendiamo anche un lieve miglioramento della posizione finanziaria netta in parte ancora limitato dagli effetti della backlog review". Le stime sono "in linea con la guidance per l'anno fiscale 2023" e, alla pubblicazione dei risultati, gli analisti guarderanno soprattutto all'evoluzione della pipeline di progetti nel 2024-25, a eventuali aggiornamenti sul progetto in Mozambico e all'andamento della generazione di cassa. Tornando ai corsi del petrolio, principale catalizzatore dei movimenti odierni dei titoli del settore, gli analisti di ActivTrades sottolineano che "i prezzi del Brent sono diminuiti, nonostante le persistenti tensioni in Israele e a Gaza" e "si vede una stabilizzazione dei prezzi del petrolio, anche se la situazione rimane critica e continua a minacciare di coinvolgere il Medio Oriente in un conflitto più ampio, uno scenario che potrebbe interrompere l'approvvigionamento globale di greggio. Finora, però, non c'è stata alcuna escalation e i nervi dei trader sembrano essersi calmati". Gli esperti spiegano che "anche altrove ci sono state buone notizie, con l'annuncio dell'allentamento delle sanzioni sulle esportazioni di petrolio venezuelano, che ha dato un po' di sollievo alle pressioni sul lato dell'offerta che hanno sostenuto i recenti aumenti dei prezzi". Alla vigilia i prezzi erano aumentati in scia alla richiesta iraniana di un embargo al petrolio in Israele, ma l'Opec ha fatto sapere che non intende dare seguito alla questione: anche se Israele è un piccolo Paese importatore (per circa 220.000 barili al giorno), un'azione come quella chiesta da Teheran aumenterebbe il rischio di escalation nell'area.

Ars

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October 19, 2023 05:31 ET (09:31 GMT)

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