MF ANALISI: privatizzazioni magre, spunta l'opzione delle Casse di previdenza
October 23 2023 - 3:09AM
MF Dow Jones (Italian)
Di Roberto Sommella, direttore MF-Milano Finanza
ROMA (MF-NW)--Ha senso vendere la più antica banca del mondo per
meno di 2 miliardi di euro? La domanda se la stanno ponendo nella
Lega di Matteo Salvini ma anche al governo guidato da Giorgia
Meloni, dopo che la sentenza della Cassazione ha sgombrato il campo
da ogni ipotesi di falso in bilancio per il Monte dei Paschi di
Siena, dimostrando che il sistema Italia forse ha speso inutilmente
17 miliardi di euro, tra aumenti di capitale e partecipazione del
Tesoro che si potevano risparmiare. Ora che è tutto a posto si cede
un asset rinvigorito dalla cura del suo ceo Luigi Lovaglio? Il
dubbio è lecito: cedere, come concordato con Bruxelles e come
ribadito dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, la quota
pubblica detenuta nel Monte (il 64%) ai prezzi attuali di borsa
farebbe incassare allo stato meno di due miliardi, appunto quasi
una miseria.
Che fare allora? Il debito pubblico, che viaggia verso i 3.000
miliardi di euro, va sicuramente ridotto e il piatto delle cessioni
pubbliche, essendo intoccabili nuove quote di Eni, Enel e Poste,
piange. C'è da farsi venire un'idea.
Una delle voci principali della manovra per il 2024 è quella
delle dismissioni pubbliche, come ha spiegato su questo giornale
Andrea Pira, ma le tabelle inviate in Europa non danno informazioni
sul 2025 e sul 2026 e alla voce "impatti da privatizzazioni"
segnano un magro 0,1% del pil, circa 2 miliardi di euro, per il
2024. Soltanto una minima parte insomma dei 20 miliardi previsti
entro il 2026, considerando che anche la futura cessione di Ita non
impatterà sul debito. I 325 milioni per la cessione del 41% dell'ex
Alitalia a Lufthansa sono infatti un aumento di capitale riservato
e finiranno direttamente nelle casse del vettore. Quello
striminzito 0,1% di pil dovrebbe perciò essere assicurato dalla
vendita di Mps. Ma gli altri 18 miliardi di euro da dove
arriveranno?
I tecnici del Tesoro, già alle prese con le prossime emissioni
di Btp e con gli occhi addosso delle agenzie di rating, stanno
provando a raschiare il fondo del barile sotto la guida di Riccardo
Barbieri e in contatto con la Cassa Depositi e Prestiti guidata da
Dario Scannapieco.
La prudenza è massima, ma una exit strategy, raccontano fonti
ben informate della maggioranza, parrebbe esserci, sempre che
Giorgetti dia il via libera: coinvolgere nelle future vendite
statali le ricche Casse di Previdenza. Questi enti hanno un
patrimonio molto ricco, pari a 107 miliardi di euro e rappresentano
un bacino fondamentale per innumerevoli professioni e la loro
pensione che verrà.
L'idea, ancora allo studio ma, secondo quanto risulta a Milano
Finanza, già prospettata alle Casse, sarebbe quella di offrire a
questo mondo una quota nei gioielli di Stato detenuti in Cdp
Equity, di fatto la cassaforte del colosso di via Goito, molto
attiva nelle partecipazioni.
Cdp Equity sostiene infatti il mercato privato italiano con
risorse aggiuntive o complementari. Agisce preferibilmente come
azionista di minoranza, con presidi di governance adeguati e
strumentali agli obiettivi connessi al proprio investimento, si
legge nella mission illustrata nei suoi documenti di presentazione
al mercato.
Il suo portafoglio vale quasi 10 miliardi di euro ed è composto
da investimenti diretti in società quotate e non quotate, ed
investimenti indiretti, attraverso Sgr partecipate ed Sgr gestite
da terzi seguendo il principio della rotazione del capitale
investito una volta raggiunti gli obiettivi prefissati. Il braccio
operativo di Via Goito ha partecipazioni importanti. C'è Aspi, le
vecchie Autostrade da poco tornate nell'alveo statale dal gruppo
Benetton e su cui pende l'ipotesi dell'uscita dei fondi Blackstone
e Macquarie, un presunto interesse del gruppo Dogliani e una
possibile ipo, come rivelato proprio da questo giornale (cfr Milano
Finanza del 12 agosto 2023). Ci sono aziende importanti nel settore
energia come Ansaldo Energia e Saipem, grandi gruppi quali
Fincantieri ed Euronext, la borsa europea dove è confluita Borsa
spa, e poi ancora Open Fiber, Nexi e Webuild.
Un bel tesoro di partecipazioni che vanno dall'88,1% in Aspi al
16,6% in Webuild e che ovviamente fanno gola a tanti. Le casse
previdenziali potrebbero essere interessate a rilevare direttamente
una quota di Cdp Venture, intorno al 30% per un controvalore di 3-4
miliardi di euro, mantenendo peraltro per statuto un imprinting
vicino a quello dello Stato. Fin qui i rumors, che potrebbero però
diventare qualcosa di più se si complicasse la via della nuova
stagione di privatizzazioni.
red
fine
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2308:54 ott 2023
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