Finanza: a dorso dell'unicorno (Mi.Fi.)
January 24 2022 - 2:39AM
MF Dow Jones (Italian)
Nel 2016 il fondo italo-francese 360 Capital ha partecipato al
primo round di Exotec. Pochi giorni fa la startup di robotica ha
raccolto 335 milioni di dollari diventando il 25° unicorno
francese. Fra un aumento di capitale e l'altro la sua valutazione è
passata da 5 milioni a 2 miliardi e 360 Capital ha moltiplicato per
50 le risorse impiegate. Casi come questo spiegano perché i grandi
investitori abbiano messo nel mirino le startup. Nel 2021 i fondi
sovrani hanno investito 18,2 miliardi nel venture capital e
conglomerati come Softbank ed Exor stanno aumentando il suo peso in
portafoglio. «Da ormai 7-8 anni i migliori venture capital sono
molto più performanti di qualsiasi altra asset class, incluso il
private equity», rimarca Fausto Boni, presidente di 360 Capital e
fondatore di Italian Tech Alliance.
Domanda. Secondo Pitchbook, il venture capital ha avuto un
rendimento medio del 65% nel 2021. È un dato che trova riscontro
nella sua esperienza?
Risposta. Una premessa: trattandosi di fondi chiusi, i ritorni
dell'ultimo anno sono spesso solo sulla carta e quindi poco
significativi. Ha più senso guardare alla performance di fondi
lanciati da qualche anno e giunti a compimento. Il nostro fondo
seed del 2015, per esempio, ha avuto un rendimento medio superiore
al 50%, moltiplicando per sei il capitale degli investitori.
D. L'Italia è un mercato attraente da questo punto di vista?
R. Se nel 2021 la Francia ha mosso investimenti per 10 miliardi
con diversi round da oltre 100 milioni, il mercato del venture
capital in Italia è ancora piccolo e immaturo, con un ampio divario
di rendimenti da gestore a gestore. La scarsa disponibilità di
capitali locali fa sì che il Paese sia anche percepito come più
rischioso dai fondi internazionali.
D. Eppure, calcola il Politecnico, l'anno scorso gli
investimenti in startup italiane hanno toccato il record di 1,5
miliardi. Si può accelerare ancora?
R. Si deve accelerare se vogliamo recuperare il ritardo da altri
Paesi sull'innovazione e sulla tecnologia e così evitare un declino
industriale. Alcune startup italiane si apprestano a chiudere round
importanti, quindi ci sono segnali incoraggianti. La somma dei
capitali dei fondi domiciliati in Italia è tuttavia ancora
insufficiente rispetto all'estero e così diventa più difficile
attrarre investimenti dai venture capital internazionali.
D. Perchè?
R. L'aumento della concorrenza nei mercati maturi ha spinto
diversi fondi globali a cercare occasioni in geografie meno
affollate come l'Italia, è vero. Spesso, però, non è facile
muoversi al di fuori del proprio Paese d'origine o dove non si ha
esperienza e presenza locale. I grandi venture cercano perciò
spesso aiuto dagli attori nazionali per la selezione delle
opportunità e la validazione delle idee di investimento. Se
quest'ultimi avessero capitali a sufficienza per proporsi come
primi sottoscrittori dei round, l'ecosistema italiano potrebbe
crescere esponenzialmente in breve tempo.
D. Come mai non è ancora così?
R. Tradizionalmente gli investitori istituzionali italiani sono
scettici sul venture capital, considerato rischioso e poco
redditizio. Ma ora di fronte ai ritorni generati all'estero non si
può più restare indifferenti, specie in un mondo dove tante asset
class hanno rendimenti nulli, quando non addirittura negativi. Oggi
non avere esposizione al venture capital per un istituzionale è
come non avere esposizione al dollaro per un fondo aperto. Diverse
compagnie assicurative e fondi pensione si stanno perciò
affacciando timidamente al mercato, anche perché l'investimento in
startup italiane risponde perfettamente anche alle loro istanze
sociali e territoriali.
D. Lo Stato deve avere un ruolo in questo sviluppo?
R. Il presidente Emmanuel Macron aveva posto per la Francia
l'obiettivo di raggiungere 25 unicorni entro il 2025. Ci sono
arrivati all'inizio del 2022. Parigi ha preso la decisione di
sostenere l'ecosistema delle startup già 15 anni fa e l'ha portata
avanti nonostante i cambi di governo e di maggioranza. In Italia
analoga scelta è stata fatta l'anno scorso, assegnando un ruolo
centrale a Cdp, quindi per recuperare dobbiamo correre più veloci.
Invece vedo che si sta ancora discutendo su quale parte delle
centinaia di miliardi del Pnrr destinare all'innovazione.
D. Quali conseguenze ha la scarsità di risorse per le startup
italiane?
R. Un mercato di capitali povero costituisce uno svantaggio
competitivo per le startup che operano nei settori di massa come
fintech ed e-commerce senza soluzioni difendibili. La concorrente
francese, inglese o tedesca raccoglie nei round 10 volte di più di
una startup italiana e quindi può utilizzare la leva finanziaria
per metterla fuori mercato. Meglio quindi avere un'idea distintiva
a livello globale e non limitarsi a replicare progetti sperimentati
con successo altrove.
D. Su quali startup punta allora 360 Capital?
R. Ci stiamo focalizzando sul deep tech, tecnologie di frontiera
nate in laboratorio e che ancora devono trovare una conferma
industriale. Per esempio, un radar ad alta definizione per
indiviudare oggetti in movimento. Il rischio è alto perché bisogna
che gli studi si traducano in un prototipo e perché questi progetti
hanno di solito una scala minima importante che richiede di
investire in impianti costosi. Una volta realizzato il prototipo e
ottenuto il brevetto, però, l'idea non è solo più difficile da
copiare ma può essere anche protetta dalla concorrenza.
D. In ambito deep tech state guardando anche startup al lavoro
sulla transizione energetica e, più in generale, sulla
sostenibilità?
R. Assolutamente sì e l'Italia può fare la differenza nel campo
della ricerca su energie alternative, materiali, componenti
software o hardware in grado di ridurre le emissioni. Con il
corporate venture capital di A2A abbiamo creato un fondo
specializzato sulla transizione energetica che ha già concluso
diversi investimenti. L'iniziativa sta andando molto bene e sta
suscitando l'interesse di altri attori, pronti a fornire capitali a
fini di sviluppo o rendimento. Siamo perciò pronti ad aprire ad
altri investitori, industriali e finanziari.
fch
(END) Dow Jones Newswires
January 24, 2022 02:24 ET (07:24 GMT)
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