L'industria multimiliardaria del turismo invernale in Europa
potrebbe subire un duro colpo, con i Paesi divisi su come tenere le
persone al sicuro durante una stagione sciistica contrassegnata dal
Covid-19.
Mentre Germania e Italia molto probabilmente terranno le piste
chiuse durante le vacanze invernali, l'Austria riaprirà i
comprensori sciistici con la speranza che le misure di sicurezza
siano sufficienti per controllare la diffusione della pandemia ed
evitare i costi economici derivanti dal saltare una stagione.
Le associazioni di categoria in Italia avvertono sull'arrivo di
una catastrofe imminente per il settore del turismo invernale senza
le festività natalizie, mentre la mancanza di coordinamento a
livello europeo potrebbe favorire il movimento di sciatori e
turisti verso i Paesi che apriranno le piste da sci.
La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha chiesto questa
settimana all'Unione europea di intervenire a sostegno della
chiusura di tutte le stazioni sciistiche a Natale e Capodanno nel
tentativo di frenare la diffusione del coronavirus ma la
Commissione europea ha respinto tale appello.
"Lo sci è una competenza nazionale, non europea", ha dichiarato
ieri il portavoce della Commissione europea, Stefan de
Keersmaecker, in una conferenza stampa.
La mancanza di una risposta a livello Ue va a vantaggio
dell'Austria, un Paese in cui il turismo invernale è fondamentale
per l'economia. Mentre l'alta stagione turistica nei Paesi
dell'Europa meridionale è l'estate, i visitatori invernali sono
cruciali per le destinazioni sciistiche di montagna. La quota del
Pil del turismo invernale in Austria è del 7,3%, con un fatturato
di 30 miliardi di euro all'anno, secondo l'Associazione austriaca
degli albergatori.
"C'è più spazio sulle piste che intorno all'albero di Natale a
casa. Con misure di sicurezza come le regole di distanziamento, il
Natale in un hotel è più sicuro che a casa", ha affermato Walter
Veit, vicepresidente dell'Associazione austriaca degli
albergatori.
Alcuni sciatori non hanno la stessa sensazione. Sophie Nehrer,
una sciatrice tedesca che va in Austria ogni anno per una settimana
in famiglia sulle piste, ha detto che quest'anno manterrà le
distanze. "Il Covid è ancora in giro e non sono sicura che sia
positivo stare in un ascensore pieno", ha affermato.
In Francia le località per gli sport invernali saranno aperte
per Natale ma gli impianti di risalita rimarranno chiusi, ha detto
ieri il primo ministro Jean Castex. Il presidente francese,
Emmanuel Macron, ha avvertito martedì che i rischi del coronavirus
rendono "impossibile" consentire la ripresa rapida degli sport
invernali, aggiungendo che spera che le restrizioni possano essere
revocate a gennaio. Le stazioni sciistiche della Francia non sono
d'accordo con la decisione e hanno detto che le settimane intorno a
Natale e Capodanno sono cruciali per la loro sopravvivenza poiché
rappresentano fino a un quarto dei loro ricavi annuali.
In Italia, dove lo scorso anno il turismo invernale ha generato
entrate per circa 10 miliardi di euro, l'approccio cauto del primo
ministro Giuseppe Conte è stato contrastato dai governatori delle
regioni alpine, che insistono affinché la stagione sciistica inizi
nel rispetto delle misure di salute e sicurezza.
Mentre il Governo afferma che le vacanze di Natale quest'anno
devono essere affrontate in un modo radicalmente diverso dagli anni
precedenti, le associazioni di categoria avvertono che un freno
allo sci nel periodo natalizio sarebbe a dir poco catastrofico.
Valeria Ghezzi, presidente dell'Associazione Nazionale Esercenti
Funiviari (Anef), ha affermato che le entrate delle vacanze
rappresentano dal 90% al 95% delle entrate totali durante la
stagione invernale. "Perdere il periodo natalizio sarebbe un
tragico colpo per noi", ha spiegato.
L'associazione stima che la produzione economica direttamente
collegata alle piste da sci sia superiore a 3,8 miliardi di euro a
livello nazionale. Ghezzi è convinta che se l'Austria deciderà di
tenere aperte le piste durante le vacanze, gli sciatori italiani si
riverseranno lì anche se potrebbero doversi mettere in quarantena
al ritorno. "Saremo completamente soggetti a quella concorrenza",
ha detto.
Dolomiti Superski, la società che gestisce la più grande rete di
piste da sci d'Italia, nelle Alpi orientali, ha investito
dall'estate in una serie di misure per garantire la sicurezza e la
distanza sulle piste, ha detto il direttore marketing dell'azienda
Marco Pappalardo.
La società ha creato uno shop online per acquistare gli skipass
invece di mettersi in fila di persona, con il ritiro degli
abbonamenti mantenendo la distanza, ha anche realizzato una mappa
digitale che informa gli sciatori sul numero di persone sulle piste
in un dato momento e ha costruito infrastrutture per garantire che
le persone possano mettersi in fila in diverse code.
"Ci sentiamo feriti", ha detto Pappalardo circa la possibilità
di non essere autorizzati ad aprire durante le vacanze. "Mettiamo
la sicurezza delle persone al primo posto ed è irritante vedere che
lo sci, che è uno sport, è considerato allo stesso livello delle
discoteche affollate", ha aggiunto.
Mentre i membri dell'Ue si confrontano sulla necessità di avere
regolamenti uniformi, la Svizzera potrebbe essere la vincitrice in
questa battaglia. Non essendo un membro dell'Unione, le Alpi
svizzere non sarebbero interessate da un eventuale divieto di sci a
livello Ue.
La Svizzera ha registrato 8,7 milioni di soggiorni in hotel da
parte di visitatori europei nell'ultima stagione invernale, da
novembre ad aprile. Di questi, il 10% proveniva dalla Germania.
Johannes Schultz è originario di Brema, nel nord-ovest della
Germania, e scia in Svizzera da tutta la sua vita. Durante gli
studi universitari a San Gallo, ha avuto l'opportunità di esplorare
diverse zone del Paese e la sua destinazione sciistica preferita è
il paese alpino di Verbier. Schultz ha detto che lo sci sia sicuro
e ha in programma di andarci anche quest'inverno, come negli anni
precedenti.
cos
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November 27, 2020 11:46 ET (16:46 GMT)
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