ROMA (MF-NW)--L'evoluzione della successione del Cavaliere procede lungo il percorso tracciato dai cinque figli con l'accettazione dell'eredità. Il nodo più delicato sono i tre legati da complessivi 230 milioni di euro lasciati da Silvio Berlusconi alla compagna Marta Fascina (100 milioni), al fratello Paolo (100 milioni) e all'amico di sempre Marcello Dell'Utri (30 milioni). Tra tutti, però, è innegabile che il più sensibile per le relazioni famigliari sia quello a Marta Fascina, che ancora vive dentro la villa di Arcore da dove non esce per il lutto stretto, tanto da essere stata pubblicamente rimbrottata proprio da Paolo Berlusconi: «Basta con le lacrime, l'ho detto anche a Marta che è inconsolabile, ma che deve trovare la forza di tornare in Parlamento (dove è deputata nelle liste di Forza Italia, ndr) perché è un suo diritto ma soprattutto un suo dovere».

Dentro la famiglia, scrive MF-Milano Finanza, l'orientamento per la liquidazione del suo corposo legato - disposto da Berlusconi con un testamento olografo, nei momenti drammatici del ricovero avvenuto il 19 gennaio 2022 - sarebbe di effettualo in due tranche, a distanza di qualche mese l'una dall'altra. Un impegno al quale si sono resi disponibili tutti e cinque i figli, compreso Luigi che tecnicamente, non essendo evocato nel testamento olografo, si sarebbe potuto dichiarare estraneo all'impegno nei confronti di Fascina. Ma anche questa scelta va nel solco dell'unità e di quella «armonia» rivendicata dai cinque figli dell'ex premier e fondatore di Fininvest per gestire il post-Silvio.

Unità e armonia si riverbereranno anche nella gestione congiunta della holding del Biscione, per almeno cinque anni. Questo è il periodo di lock-up fissato dai patti parasociali sottoscritti da Marina, Piersilvio, Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi. Ed è anche il termine legale di permanenza nel controllo del gruppo che consente loro di non pagare le tasse di successione.

Gli eredi hanno chiesto l'esenzione relativamente alle quote delle quattro holding di Silvio cui fa capo il 61,2% di Fininvest, valutate 432 milioni. Una richiesta che trova fondamento nella riforma del 1990 sulle successioni: per i trasferimenti ai discendenti di aziende o rami di esse, di quote sociali e di azioni, gli eredi non sono soggetti all'imposta di successione se proseguono l'esercizio dell'attività d'impresa o ne mantengono il controllo per non meno di cinque anni. Da qui il lock-up, che blinda sostanzialmente l'assetto di controllo non solo della holding ma anche delle principali controllate Mfe (l'ex Mediaset) e di Mondadori, che per cinque anni non potranno quindi essere cedute, a pena del pagamento delle tasse di successione.

La blindatura di Fininvest verrà sancita ulteriormente nei prossimi giorni nelle assemblee straordinarie del Biscione e delle varie Holding Italiane per modificare gli statuti e calarvi dentro le disposizioni dei patti parasociali, comprese quelle sulla distribuzione di quote minime obbligatorie di dividendi. Resterà invece fuori dagli statuti l'accordo di lock-up e il patto tra Marina e Piersilvio che li lega a votare congiuntamente sulle varie delibere.

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