'L'inflazione core resta tenace', ha avvertito Luis de Guindos,
vicepresidente della Banca centrale europea, a un evento a Madrid
venerdì 21 aprile, aggiungendo che potrebbe essere più persistente
di quanto previsto dai mercati. Con l'effetto che ora gli
economisti si aspettano un rialzo dei tassi dello 0,5% al meeting
Bce del 4 maggio. Questo vorrebbe dire che il costo del denaro, dal
3% (deposit facility) rischia di salire al 3,5%, un livello visto
l'ultima volta a maggio 2001. E pensare che a luglio scorso era
zero.
Fino a oggi questa cavalcata dei tassi pare non abbia intaccato
i bilanci delle imprese ma è questione di tempo, avverte Marco
Valli, Global Head of Research di Unicredit. Secondo l'economista
'alla fine del 2022 la spesa per interessi netti (interessi pagati
meno gli interessi ricevuti) calcolata in percentuale del risultato
lordo di gestione (il profitto delle imprese dopo aver pagato i
lavoratori) ha continuato a oscillare intorno ai minimi storici,
mentre il tasso di interesse sui nuovi prestiti bancari è aumentato
in modo significativo'.
Questo andamento favorevole per le imprese è stato possibile
grazie a una spesa per interessi ancora contenuta e una solida
redditività. Tuttavia la situazione ha cominciato a modificarsi
negli ultimi mesi. Fino ad oggi 'le società sono riuscite a
contenere gli interessi passivi grazie alle solide posizioni di
cassa e al fatto che solo lo scorso autunno è iniziato un sensibile
aumento nel costo dei prestiti bancari'. Nel 2023, secondo Valli,
il forte aumento dei tassi ha fatto salire il costo dei nuovi
prestiti per le imprese 'di circa 200 punti base (2%) nei sei mesi
chiusi a febbraio', quando i tassi Bce erano al 2,5%. Poiché il
costo dei prestiti bancari aumenta mentre la dinamica degli utili
delle imprese si indebolisce, 'la politica monetaria comincerà a
mordere con più forza i bilanci delle società'.
Tre parametri a confronto. Milano Finanza è andata a guardare i
livelli di debito di 90 società quotate a Piazza Affari (Ftse Mib e
Star) e la capacità di produrre cassa per individuare, in attesa
della pubblicazione dei dati sul primo trimestre 2023, quelle più
resistenti ai tassi e, di fatto, le più liquide. Sono stati presi
in considerazione tre parametri. 1) il rapporto debito netto su
ebitda: più alto è il debito rispetto ai margini, maggiore il
rischio in bilancio (dipende anche dai settori). In linea generale
un ratio fino a 2,5-3 è considerato sostenibile dagli analisti,
sopra 4 inizia a destare perplessità, valori negativi, invece,
indicano al contrario presenza di cassa. 2) Interest coverage
ratio: è il rapporto tra ebit e spesa per interessi. Indica la
capacità di una società di finanziare le spese per interessi: più è
alto, maggiore è la capacità di sostenere il costo del debito. 3)
Free cash flow yield: un indice di solvibilità che confronta il
flusso di cassa per azione atteso con il prezzo di mercato per
azione. Un numero alto significa che una società sta generando
liquidità sufficiente per soddisfare debito e dividendi.
Secondo quanto emerge dalla tabella, le prime dieci società fra
Ftse Mib e Star con il maggiore interest coverage ratio sono
Pharmanutra (983,74, il rapporto debito netto/ebitda è negativo, in
questo caso la liquidità è superiore ai debiti finanziari), seguita
in seconda posizione da Cembre (495,02), anche in questo caso il
debito netto/ebitda è negativo. Terza è StM (317,07), seguono El.En
(197,55), Diasorin (102,92), Sanlorenzo (79,41), Unieuro (66),
Biesse (61,81), Gefran (59,77). Fra i grandi gruppi industriali
spicca Ferrari con un interest coverage ratio (icr) di 39 e un
rapporto debito netto/ebitda di 0,8 e un free cash flow yield di
2,26. Poco oltre si colloca Interpump con un icr di 37,72, un
rapporto debito netto/ebitda di 1,12 e un free cash flow yield di
1,51. Quindi Iveco a quota 36,23, il debito netto/ebitda negativo
in questo caso è di 2,08 (cassa). Situazione simile per Tenaris
(29,88). Bene anche Moncler (interest coverage ratio a 29,48,
debito netto/ebitda di 0,02), Stellantis (icr a 1.958, cassa),
Cementir, Eni (icr di 18,43, debito netto/ebitda di 0,54 volte) e
Campari.
Secondo Lorenzo Batacchi, portfolio manager di Bper Banca e
membro Assiom Forex, dobbiamo aspettarci 'in linea generale buoni
conti societari nel primo trimestre, ma sarà importante guardare le
guidance e capire se le società vedono i prossimi mesi ancora forti
oppure se il rialzo dei tassi inizia a mordere davvero, sia sotto
il profilo del maggiore costo del debito sia per un calo della
domanda. In questo caso dipende dai settori'. Il colosso tedesco
dei software Sap, per esempio, ha appena tagliato le attese su
ricavi e utile. Le attività con pochi concorrenti, riprende
Batacchi, 'difficilmente avranno problemi, mentre l'auto, per
esempio, lo abbiamo visto nei giorni scorsi, inizia a risentire
l'effetto dei tagli multipli sui prezzi delle Tesla'. I settori
preferiti dagli analisti. I tassi in rialzo determinano un costo
dell'indebitamento 'radicalmente più alto per le aziende', avverte
Fabio Caldato, partner di Olympia Wealth Management. 'L'inflazione,
è paradossale, rende più appetibili gli asset reali e favorisce il
debitore (purché sia solido). Fatte queste premesse, riteniamo
probabile un calo degli utili in generale'. Caldato continua a
preferire settori resilienti, soprattutto in queste condizioni
macroeconomiche. 'Healthcare in primis, ma anche infrastrutture con
contratti legati all'inflazione (Raiway e Itway). Il settore
finanziario, sia bancario sia assicurativo, passata la paura del
crash post Credit Suisse, dovrebbe tornare nel suo trend
positivo'.
In un contesto reso turbolento da molte variabili, meglio
restare su società a maggiore capitalizzazione e con bilanci
solidi, osserva Gabriel Debach, market analyst di eToro. A tal
riguardo 'possiamo osservare come la differenza tra Ftse Mib e Star
è andata crescendo dal primo rialzo dei tassi, luglio 2022,
raggiungendo nei giorni scorsi nuovi massimi a favore del Ftse Mib,
salito quasi del 28% da inizio anno a differenza del +2% dei titoli
Star'. L'inflazione resta ancora troppo alta in Europa, secondo
Debach, e la Bce 'non ha mancato di ricordare di non aver ancora
terminato il lavoro sui rialzi dei tassi. I settori difensivi
(utilities e consumi di beni di prima necessità, a eccezione per il
sanitario che fatica a rialzare la china) continuano a
rappresentare la scelta migliore, così come per il lusso vista la
riapertura cinese e le ottime trimestrali delle big francesi',
spiega l'analista. 'Siamo di fronte a scelte di portafoglio
complicate', avverte Filippo Diodovich, senior market strategist di
IG Italia. Nello scenario base dell'analista, la Fed dovrebbe
rialzare i tassi solo a maggio 'per poi prendersi una pausa di
riflessione in estate, mentre la Bce dovrebbe rialzare il costo del
denaro per le prossime tre riunioni di 25 punti base. L'economia
Usa, secondo Diodovich, dovrebbe evidenziare due trimestri (il
secondo e il terzo) di flessione 'mentre in Europa si dovrebbe
assistere a un forte rallentamento ma non una recessione'. E di
conseguenza l'analista mantiene una visione positiva su un settore
non industriale, quello delle banche, che per contro beneficia del
rialzo dei tassi e 'del possibile nuovo entusiasmo su un ulteriore
consolidamento del comparto. I nostri titoli preferiti tra i
bancari sono Intesa Sanpaolo e Mediobanca'. Diodovich è positivo
però anche sulla difesa, ritiene che 'Leonardo abbia spazio per
salire sul probabile aumento delle tensioni geopolitiche e per una
rinnovata corsa al riarmamento soprattutto in Europa'. Attese
positive anche per il settore del lusso (Moncler e Brunello
Cucinelli) spinto dalle riaperture in Cina e dai risultati del
primo trimestre. Diodovich resta invece neutral sull'energia. La
'volontà dell'Opec+ di mantenere i prezzi del greggio elevati si
scontrerà con il calo della domanda legata al rallentamento della
crescita delle economie occidentali. Tra i titoli del settore il
nostro preferito è Saipem', spiega. A suo parere il settore
industriale in generale sarà quello che 'più risentirà delle nuove
condizioni macroeconomiche. Consigliamo una diminuzione
dell'esposizione su titoli come Media For Europe e Iveco'.
red
fine
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