di Paolo Panerai
Eccolo qua, il Grilli parlante... Sotto le domande incalzanti
del direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, il
nuovo (si fa per dire, visto che era vice) ministro dell'Economia
e' caduto in almeno due contraddizioni sul tema cruciale del
Tagliadebito. Domanda de Bortoli, con il solito garbo ma anche con
nettezza: "e' allo studio una terapia antidebito?" Il ministro
premette che sarebbe felicissimo di dare un colpo secco al debito,
pari al 123 per cento e (lo aggiunge MF-Milano Finanza) causa
principale di uno spread a 480 punti. Bene, la premessa era buona
ma gia' inclinava alla solita litania che non si puo'... Infatti,
ha continuato Grilli: "...purtroppo non ci sono piu' gli asset
vendibili dello stato e degli enti pubblici di 20 anni fa...".
E' quanto riporta Milanofinanza.it, chiedendosi dove sono finiti
gli asset che sono stati contabilizzati non piu' tardi di alcuni
mesi fa in oltre 2 mila miliardi, a tranquillita' dei creditori?
Grilli non specifica, ma riparte con la litania che le esperienze
precedenti sono fallite e che il patrimonio immobiliare esistente
e' di difficile valorizzazione "come insegnano", ha il coraggio di
aggiungere, "le esperienze non felici di Scip 1 e Scip 2". Che
coraggio, si', per fare una affermazione del genere visto che in
quel fallimento il neo ministro non era parte indifferente nel
ruolo di Ragioniere generale dello Stato e primo consigliere del
ministro Giulio Tremonti.
Quelle Scip (il nome era un programma) sono fallite perche' sono
state gestite con gli amici degli amici, cedendo immobili invece
che fare un grande fondo. Quel fondo deve essere gestito da gente
seria e le sue quote vendute in cambio di titoli di Stato che
quotano sotto la parita' e che comunque dovranno essere rimborsati
al nominale. Basterebbe anticipare quel valore e il ministro Grilli
vedrebbe quanti italiani (visto che il fondo deve essere riservato
categoricamente agli italiani, anche in barba alla Ue, tanto siamo
in guerra, come dice Mario Monti) aderirebbero immediatamente.
Questione di fantasia, di coraggio e di determinazione. Ma poi le
ricette possibili e gia' illustrate sono mille ormai, tutte o quasi
sensate e razionali; quindi al ministro e al governo basterebbe
scegliere quella che gli piace di piu', per dare, come ha premesso
lui, un colpo secco al debito, l'unico provvedimento che puo' far
cadere lo spread.
Invece il ministro che cosa aggiunge? Che in realta' le vendite
sono gia' iniziate, con il veicolo del demanio e le due societa' di
gestione del risparmio (sgr) per gli immobili e le utilities degli
enti locali. Ma allora qualcosa da vendere c'e' (prima
contraddizione). Peccato che non dica che questi strumenti (e non
si sa perche' non lo dica visto quanto annuncia dopo) sono stati
programmati per circa 8 miliardi di euro. Numeri ridicoli rispetto
alla mole di debito. E si' che de Bortoli lo aveva incalzato: "Ma
sulle privatizzazioni potreste avere piu' coraggio, no?" E appunto
per dimostrare coraggio Grilli parla dei tre strumenti per demanio
e utilities, sottacendo appunto, si spera per pudore, l'importo
delle tre vendite.
A questo punto anche il paziente de Bortoli non ce la fa piu' e
sbotta: "Ma insomma un possibile percorso di rientro del debito
c'e' o no?" E il ministro risponde: "Io non credo alle virtu' dei
prestiti forzosi, la mia cultura liberale fa si' che certe
soluzioni non mi convincono...". E chi ha mai proposto un prestito
forzoso visto che si sta parlando non di indebitarsi ulteriormente,
ma di tagliare il debito? Che anche Grilli abbia letto la proposta
del debito forzoso che circola in Germania in questi giorni diretta
a stati superindebitati come l'Italia e di cui ha dato conto Orsi e
Tori di sabato scorso? Se ne e' informato, ha fatto bene a mettere
le mani avanti, ma proprio quella proposta fa capire che se il
debito non verra' tagliato drasticamente, e subito, saranno i
tedeschi a fare ingoiare all'Italia e agli italiani l'olio di
ricino del prestito forzoso, tenuto conto che tutti gli altri
provvedimenti, come anche i fondi del salva-Stati da destinare a
protezione dello spread, anche se saranno varati davvero
arriveranno a babbo morto, cioe' troppo tardi.
E allora, incalza giustamente de Bortoli, "non potremmo vivere
all'infinito con un fardello cosi' pesante sulla testa degli
italiani". Risponde, serafico, il ministro: "La strada praticabile
e' quella di garantire, con un programma pluriennale, vendite di
beni pubblici per 15-20 miliardi, pari all'1% del pil...".
Fantastico, signor ministro, ma allora i beni da vendere ci sono
(ecco la sua seconda contraddizione). E perche', allora, non
venderli tutti, almeno quelli che vede Lei, in un sol colpo con un
bel fondo, dandolo in gestione a gente che sa valorizzarne il
contenuto facendo fare un buon affare ai sottoscrittori?
Inevitabilmente, ancora una volta, de Bortoli incalza Grilli:
"Un po' poco, ministro". E qui c'e' la performance peggiore di
Grilli, che risponde letteralmente: "No, tutt'altro, se lei pensa
che gia' abbiamo un avanzo primario, cioe' prima del pagamento
degli interessi del debito, del 5 per cento e calcoli una crescita
nominale del 3 per cento, cioe' tolta l'inflazione all'1, vorrebbe
dire ridurlo del 20 per cento in 5 anni". Ma dove vive, Signor
ministro? In Italia o in Cina? La Sua assumption, per usare il
linguaggio a Lei familiare, si basa su tre presupposti: 1) che ci
sia un avanzo primario del 5 per cento; 2) che si verifichi una
crescita addirittura del 3 per cento nominale, evento che non
succede da anni; 3) che l'inflazione sia al 2 per cento per cinque
anni. Come dire..., il paese dei sogni, uno scenario sicuramente
impossibile almeno per qualche anno. E nel frattempo, i mercati
dovrebbero crederci? Per bene che vada lo spread non aumentera'
dopo questo straordinario scenario che, a dargli credito,
corrisponde al progetto del governo in carica.
Se fosse vero che il patrimonio pubblico non esiste piu'
vorrebbe dire che l'Italia e' fallita.
E l' affermazione di Grilli uno straordinario asset agli
speculatori.
Ma invece, per fortuna, il patrimonio esiste; esiste quello
classico degli immobili, anche se passati agli enti locali, i quali
tuttavia concorrono al debito pubblico per circa 400 miliardi e
quindi basterebbe una nuova legge per far loro mettere in vendita
gli asset passati dallo stato; esistono partecipazioni in societa'
straordinarie come l'Eni, certo da non far passare sotto il
controllo di altri, ma mettendone una parte nel Fondo degli
italiani il controllo non verrebbe meno; esiste il patrimonio
artistico, inestimabile. Sarebbe scandaloso fare una legge per
passare a fondi che li valorizzino la fontana di Trevi o il
Colosseo?
Se le affermazioni del ministro Grilli le facesse al sistema
bancario il capo di un'azienda in difficolta', dopo pochi giorni
pioverebbero richieste di fallimento. Signor ministro, veda di
correggere subito il suo pensiero. Se vuole le pagine del
quotidiano dei mercati finanziari sono a Sua disposizione. Per
evitare che la situazione precipiti.
P.S. E si passi sopra alla Sua affermazione che le tasse sono
state abbassate perche' l'Iva non e' stata ancora aumentata al 23
per cento. Se non sbagliamo, Lei ha detto che per evitarlo, deve
trovare 6 miliardi per il bilancio. Oltre che ai flussi pensi allo
stock, ma seriamente.