Questa volta l'attacco al sistema finanziario tradizionale è stato frontale. Con una mossa imprevista Apple ha deciso di offrire ai risparmiatori americani un super rendimento del 4,15% con la creazione di un conto di deposito in collaborazione con Goldman Sachs. Il vantaggio, oltre ad un tasso d'interesse decisamente accattivate, è anche nella flessibilità di questo strumento disponibile insieme alla Apple Card, la carta di credito della big tech del telefonino. Il conto, con un saldo massimo di 250 mila euro, sarà tutelato dalla Federal Deposit Insurance Corporation (Fdic) e non ci sarà alcun vincolo temporale nel deposito. Un'offerta che rischia di spiazzare altre banche concorrenti e che si aggiunge ad un carnet di proposte delle big tech nel settore finanziario, dai pagamenti al credito al consumo, passando per le assicurazioni, che è già decisamente ricco e che promette di allargarsi ulteriormente.

Credito al consumo. Proprio il gruppo guidato da Tim Cook, solo un mese fa, ha deciso di lanciare il servizio di Apple pay Later, realizzato in collaborazione con Mastercard e Goldman Sachs ed erogato attraverso la sussidiaria Apple Financing. Anche questo (tecnicamente buy now pay later) limitato per ora agli Stati Uniti e che per le sue caratteristiche promette di essere dirompente: si può dividere la spesa in quattro rate di uguale importo, pianificandole su un arco tempo pari a sei settimane, senza alcun tipo di interessi e commissioni. Un'offerta da far tremare i polsi alle società che si occupano di credito al consumo (anche se non sempre il buy now pay later rientra propriamente in questa categoria) che mostra nei numeri la potenza di fuoco di cui dispongono i grandi gruppi tecnologici quando decidono di esplorare nuovi territori, non solo Apple, ma pure Google o Amazon. Quest'ultima per offrire credito al consumo ai suoi clienti ha scelto per esempio di lavorare in Italia con Cofidis.

Tutti fenomeni in piena crescita che la Financial Conduct Authority britannica ha deciso di analizzare da vicino, focalizzandosi in particolare sull'ingresso dei giganti di Internet nel comparto pagamenti, raccolta di depositi, credito al consumo e assicurazioni considerati molto importanti per la vita finanziaria dei consumatori.

L'attenzione resta alta perché se è vero che le grandi aziende tecnologiche possono far crescere la concorrenza e accelerare cambiamenti dei mercati, a tutto vantaggio dei consumatori, è altrettanto evidente che, nel caso in cui decidessero di sfruttare impropriamente la propria posizione di mercato, potrebbero danneggiarli in maniera altrettanto incisiva. Proprio il Regno Unito, insieme agli Stati Uniti, è stato finora il territorio più esplorato per nuove offerte.

Assicurazioni. Nel 2021 Apple ha deciso per esempio di lanciare nel Regno Unito Insurance Accelerator, un servizio, realizzato insieme al broker Marsh, che aiuta i venditori e-commerce, che vendono tramite il gruppo fondato da Jeff Bezos, a ottenere una copertura assicurativa di responsabilità civile per i prodotti che vendono. A ottobre dell'anno scorso, sempre in Uk, si è poi aggiunto l'Amazon Insurance Store, una piattaforma digitale che consente l'acquisto di polizze per la casa di partner esterni (Ageas UK, Co-op e LV=General Insurance). "Le big tech hanno colto l'opportunità di espandere il proprio modello di business valorizzando l'immensa community che hanno costruito negli anni tramite il proprio core business, facendo leva su brand già fortemente riconosciuti e affidabili", commenta Attilio Mazzilli, managing partner dello studio Orrick esperto di tech e venture capital, "ad esempio, già negli anni passati, abbiamo assistito all'espansione di Uber che ha creato un ecosistema di servizi legati alla mobilità ma soprattutto, grazie al proprio portafoglio di utenti è diventato rapidamente uno dei principali operatori nel food delivery. Allo stesso modo ha operato Apple, che è entrata nel mondo del fitness, nei servizi di pagamento e in quelli finanziari, questi ultimi solo negli Usa per ora, dove ha reso possibile l'apertura di conti deposito con rendimenti super-competitivi".

Pagamenti. Il primo sbocco, quello più naturale, è stato nei servizi di pagamento dove tutte e tre le big tech hanno creato proprie partecipate che sono già cresciute e che operano al di fuori del perimetro di attività. Come Amazon Pay, la piattaforma per i servizi finanziari di Amazon. Ma le potenzialità sono decisamente più ampie, come Apple che ha dichiarato di voler entrare nel mondo delle polizze salute dal 2024. "Si potrebbe pensare che in alcuni casi la diversificazione abbia abbracciato settori non correlati al core business delle big tech, ma solo in modo apparente, anche in considerazione dell'enorme quantità di dati di profilazione a disposizione della società. La conseguenza immediata è che il legislatore si troverà presto ad affrontare sfide epocali ed urgenti, oltre che cross-border, in termini di regolamentazione finanziaria, della concorrenza e della privacy", aggiunge Mazzilli.

Tutti successi assicurati per le big tech che decidono di darsi ai servizi finanziaria? Un passo falso c'è già stato con Google Compare, il sito lanciato nel 2012 da Google in Usa e Uk per confrontare le polizze Rc Auto che consentiva al colosso web di incassare una fee per ogni polizza venduta. Dopo meno di quattro anni ha chiuso per lo scarso successo ottenuto. Secondo un'indagine di GlobalData, un quarto dei clienti assicurativi britannici sarebbe disposto ad acquistare un'assicurazione sulla casa da Google, se decidesse di entrare nel mercato.

red

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2410:03 apr 2023

 

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