Nomine: Meloni ha l'ultima parola e scontenta anche i suoi ministri (CorSera)
April 11 2023 - 3:39AM
MF Dow Jones (Italian)
La clessidra di Palazzo Chigi è agli ultimi granelli di sabbia.
La grande partita delle nomine al vertice di Eni, Enel, Poste,
Leonardo e Terna si sta per chiudere e non senza tensioni. Giorgia
Meloni è al suo primo test al grande tavolo del potere e la prova
di forza della leader sta mettendo sotto pressione i partiti.
Pasquetta nervosa, senza tavoli né vertici, ma con colloqui
telefonici in vista degli incontri di oggi a Palazzo Chigi.
Giorgetti e Salvini, che temono di restare con le briciole nel
piatto, si sono parlati dal vivo e puntano a ottenere almeno la
presidenza dell'Eni. Il ministro dell'Economia deve partire in
tarda serata per una missione al Fmi e vuole salire sul volo di
Stato per gli Usa con l'accordo in tasca, magari dopo aver firmato
la lista. In cima c'è Claudio Descalzi, inamovibile come ad di Eni.
Il secondo nome è ancora un punto interrogativo e l'unica certezza
è che il presidente del cane a sei zampe "proverà a indicarlo
Salvini", si legge sul Corriere della Sera. Purché, avvertono ai
piani alti del governo, "sia un profilo di assoluto standing". Tra
i nomi evidenziati in giallo spicca quello della prima donna
destinata ad approdare al vertice di una società pubblica quotata
in Borsa. Un traguardo che Meloni si è imposta come "grande sfida
della parità".
L'onore e l'onere di diventare il primo "amministratore delegato
donna" - per dirla con la premier, che vuole affidarle la guida di
Terna - potrebbe toccare a Giuseppina Di Foggia, ceo di Nokia
Italia.
Gli alleati sono in sofferenza, prova ne siano i colloqui tra
Salvini e Gianni Letta. Meloni invoca "competenza", ha preteso
l'ultima parola su tutti i profili dei manager e punta a fare il
pieno, cinque ad su cinque, a dispetto dei desiderata della Lega.
"Descalzi all'Eni non si tocca e alle Poste resta Matteo Del
Fante", aveva avvertito la presidente. E così è stato. Fonti di
governo confermano che "Giorgia è irremovibile, non ascolta nemmeno
i ministri di Fratelli d'Italia".
Ne sa qualcosa Francesco Lollobrigida, che non è riuscito a
imporre Maurizio Ferrante alle Poste. E ne sa più di qualcosa Guido
Crosetto. Il co-fondatore di FdI pensava di aver convinto la leader
ad affidare la poltrona più importante di Leonardo a Lorenzo
Mariani, ceo di Mbda Italia. Invece sembra proprio che il ministro
della Difesa abbia dovuto arrendersi e che non sia affatto
contento. Dopo aver promesso a Crosetto che sarà ricompensato con
"cose altrettanto importanti", ammesso che lo siano anche per lui,
Meloni ha scelto per sostituire l'ad Alessandro Profumo l'ex
ministro del governo Draghi, Roberto Cingolani, consulente di
Palazzo Chigi per l'emergenza energetica. In tempi di guerra
Leonardo è cruciale e anche il presidente deve essere gradito a
Meloni, al Quirinale e ai Servizi. In pole c'è il generale Giuseppe
Zafarana, che lascia il comando della Guardia di finanza. La
battaglia per la successione già infuria e vede al duello finale
Andrea de Gennaro e Fabrizio Carrarini.
Enel è un caso, per ragioni politiche e non solo. Al posto di
Francesco Starace, Meloni è determinata a promuovere come ad
Stefano Donnarumma, ora in Terna, nonostante la contrarietà
iniziale di Salvini e Giorgetti che avrebbero preferito una
personalità di maggiore esperienza. La seconda ragione per cui i
riflettori sono puntati su Enel è l'opportunità di affidare il
ruolo di presidente a Paolo Scaroni. Il manager che per nove anni
guidò l'Eni è l'uomo per il quale Silvio Berlusconi, prima del
ricovero, si è speso con forza attraverso Gianni Letta e Antonio
Tajani. Ma Meloni è consapevole delle forti resistenze e starebbe
valutando per la presidenza anche Luciano Carta, ora in Leonardo.
La premier è tra coloro che rimproverano a Scaroni l'accordo con
Gazprom e i rapporti passati con Putin e potrebbe proporre al
presidente del Milan un incarico di minore visibilità.
cos
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April 11, 2023 03:24 ET (07:24 GMT)
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