I 20 presidenti dei club di Serie A sono d'accordo: occorre accorciare al più presto il distacco finanziario dagli altri campionati di calcio. Nella classifica delle risorse disponibili, la Lega italiana è scivolata al quinto posto. ll ritardo economico penalizza la competitività dei club, innescando un circolo vizioso fra ricavi e risultati sportivi. Come spezzarlo? Quanto alla tattica di rimonta, ciascun patron ha un'idea diversa. Ne scaturisce una matassa di strategie difficile da dipanare.

I diritti televisivi sono al centro di ogni piano. Fra mercato domestico e internazionale assicurano circa 1,1 miliardi all'anno e costituiscono la principale e sicura fonte di reddito per le società. Che vorrebbero aumentarne il valore nel triennio 2024-27. Sarà un'impresa. Dopo aver perso meno abbonati del previsto, scrive MF-Milano Finanza, Sky non pare intenzionata a fare follie per aggiudicarsi le immagini in esclusiva. Nonostante l'ad Shay Segev preveda di raggiungere l'utile nel 2024, Dazn resta in forte perdita e nella prossima asta non potrà contare sul sostegno di Tim. A dispetto degli auspici del proprietario del Napoli, Aurelio De Laurentiis, gli esperti considerano poco probabile che Apple possa vestire i panni del cavaliere bianco. E neanche Amazon, Paramount e Netflix sembrano volersi impegnare oltremodo nella partita per la Serie A.

Da qui la decisione della Lega di saggiare il mercato con due anni di anticipo e soprattutto di includere nelle linee guida per la vendita dei diritti tv 24-27 una sezione dedicata all'alternativa: il canale di Lega. La piattaforma potrebbe esser assegnata contemporaneamente a più broadcaster, garantendo un incasso almeno pari agli attuali 910 milioni.

Secondo le linee guida, inoltre, i contratti di distribuzione e trasmissione del canale potrebbero andare oltre il limite di tre anni previsto dalla Legge Melandri per i normali pacchetti audiovisivi, secondo quanto già possibile per i diritti internazionali. Ciò consentirebbe agli operatori una programmazione a lungo termine e, almeno in teoria, dovrebbe invogliarli a offrire di più.

L'eventuale lancio del canale richiederà tempo e denaro. Come rivelato da questo giornale, con il "progetto Brunelleschi" il fondo Searchlight ha presentato ai vertici di Lega un'offerta non vincolante per finanziarne la fase di startup, garantendo ai club per il triennio 2024-2027 un incasso minimo in linea con gli attuali introiti annuali dai diritti tv domestici (910 milioni). Il private equity metterebbe anche a disposizione per lo sviluppo della piattaforma l'esperienza di tre manager: l'ex YouTube Stephen Nuttall, i due ex Sky Davide Tesoro-Tess e Luca Sanfilippo. Assistito dallo studio Chiomenti, il fondo Usa vorrebbe infine investire fino a 2 miliardi nella media company della Serie A, "in cambio di una partecipazione proporzionale ai risultati finanziari della Lega, in linea con gli standard di mercato", nonché a fronte di non meglio precisati poteri di governance.

Searchlight non è il solo investitore ad aver manifestato l'interesse a finanziare la Serie A. Anche Caryle, Apax e Three Hills si sono detti disponibili a entrare nel capitale della media company attraverso il veicolo "Love for Football". Contatti preliminari sarebbero stati allacciati anche con un paio di grandi banche internazionali. Il presidente di Lega, Lorenzo Casini, ha poi rivelato che numerosi fondi sarebbero pronti a sedersi al tavolo. Fra loro, secondo indiscrezioni, vi sarebbe anche Cvc, capofila della cordata con Advent e Fsi che era arrivata a un passo dal comprare per 1,7 miliardi il 10% dei diritti tv del campionato italiano. Quell'affare era poi sfumato in extremis per l'ostinata contrarietà di sette club. Nulla, per ora, autorizza a pensare che gli equilibri in campo siano cambiati.

Sui fondi, insomma, restano ampie divergenze fra i presidenti; servirà tempo per appianarle, in un senso o nell'altro. Un nuovo stop ai private equity potrebbe travolgere anche il progetto media company che, senza investitori terzi, creerebbe un'ulteriore sovrastruttura di potere, un'inutile duplicazione degli enti. Il patron del Napoli De Laurentiis avrebbe perciò già bocciato il piano e altri presidenti si sarebbero schierati sulla stessa linea. Tutti i club sono invece concordi nel richiedere una modifica della Legge Melandri che consenta di aggiudicare i diritti tv domestici per un periodo superiore a tre anni. A lungo auspicata, la riforma potrebbe ora avere maggiori chance di passare, complici i buoni uffici del neo-senatore, Claudio Lotito. Il prolungamento dell'assegnazione dovrebbe propiziare offerte più generose da parte dei broadcaster e, in particolare, di Dazn, desiderosa di rimpolpare il portafoglio sportivo in vista di una futura quotazione (o acquisizione). Facendo così - forse - saltare nuovamente il banco dei private equity.

La Serie A appare insomma nel pallone. E fra i club c'è chi guarda ormai oltre l'orizzonte nazionale e della concorrenza economica fra Leghe europee per scendere nell'agone globale della competizione fra sport. La Juventus ha abdicato al trono del calcio italiano per dedicarsi anima e corpo alla Superlega. La società della galassia Exor, Real Madrid e Barcellona hanno rilanciato il progetto di separazione dalla Uefa, nominando l'ex Rtl Bernd Reichart alla guida di A22 Sports Management, la società di lobby del nuovo torneo. A mesi la Corte di Giustizia Ue si pronuncerà sul ricorso dei tre club fondatori contro la Uefa, accusata di monopolio sull'organizzazione dei tornei di calcio continentali. Se i giudici del Lussemburgo daranno ragione ai secessionisti - come molti prevedono - la sentenza potrà rivoluzionare l'assetto di potere e finanziario nel calcio europeo, con riflessi imprevedibili sui campionati nazionali.

red

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MF-DJ NEWS

2408:59 ott 2022

 

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October 24, 2022 03:00 ET (07:00 GMT)

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