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Più c'è silenzio, più dietro le quinte di Tim ci sono movimenti che ogni tanto mirano a trovare accordi e intese (si veda articolo a pagina 17), mentre in altri casi risultano decisamente meno decifrabili. A Roma ad esempio molti si stanno interrogando sui recenti colloqui occorsi tra Vivendi (e in particolare il suo principale esponente in Italia, Arnaud de Puyfontaine) e i rappresentanti del fondo australiano Macquarie. I francesi sono gli azionisti di maggioranza relativa di Tim con il 24% mentre il fondo infrastrutturale è azionista di minoranza di Open Fiber con il 40% (il 60% è in mano a Cdp).

Così se qualcuno definisce come ordinarie le mosse del gruppo transalpino, altri si chiedono quale possa essere l'obiettivo finale della chiamata. A mettersi a pensare ai possibili scenari si finisce per sbizzarrirsi: si va da un'opa di Macquarie su Tim fino al coinvolgimento del fondo nell'affare rete unica. Quel che è certo è che le manovre di Vivendi hanno sortito l'effetto di indispettire alcuni tra i protagonisti e i soggetti che gravitano a vario titolo intorno al dossier delle tlc italiane. Quello che molti hanno capito nel corso delle settimane è che per la compagnia telefonica si stava lavorando a una grande soluzione di sistema, una di quelle che accontentano tutti, e che avrebbe dovuto portare alla separazione della rete di Tim, alla firma di un'intesa di quest'ultima con Open Fiber e a un qualche coinvolgimento di Kkr nella partita relativa alla rete unica.

fch

(END) Dow Jones Newswires

March 22, 2022 03:08 ET (07:08 GMT)

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