È arrivata la firma. Pochi giorni fa Tim Brasil ha ufficialmente chiuso il contratto per rilevare una parte degli asset di telefonia mobile di Oi, ex incumbent brasiliano, con un'operazione da circa 7 miliardi di reais. Si tratta di un deal fortemente voluto dall'attuale amministratore delegato e direttore generale di Tim, Pietro Labriola, che per anni ha guidato la controllata brasiliana del gruppo.

Domanda. Cosa cambia con questo closing per Tim?

Risposta. Parto da lontano, ma faccio un ragionamento che permette di comprendere le dinamiche. Nel mercato si discute molto delle tlc del futuro, su quale sia la dimensione più corretta per un business sostenibile. Anche in Italia si inizia a discutere di quanto sia difficile per i vari operatori rendere il business sostenibile. L'Europa ha scelto una politica industriale diversa rispetto ad altri continenti.

D. È un tema storico, quello del numero di operatori.

R. Ma è sempre più impattante. Negli Stati Uniti ci sono quattro operatori con un rapporto di 82,5 milioni di persone per ogni società tlc, in Brasile dove ci sono 213 milioni di persone il governo ha scelto di scendere da quattro a tre operatori, e oggi c'è un rapporto di 71 milioni di persone per operatore. In Europa ci sono 97 operatori per 447 milioni di abitanti, con un rapporto di 4,6 milioni per società.

D. Obiezione, questa politica ha permesso che i consumatori avessero grande accessibilità ai servizi tlc a prezzi molto contenuti

R. Certo, ma se un pacchetto mobile offerto a 10 euro costasse 12 euro, a fronte di un miglioramento della qualità del servizio, per il cliente finale i prezzi rimarrebbero comunque tra i più bassi in circolazione. La domanda è: oggi questi prezzi rendono il business sostenibile? Se la risposta è «no» occorre cambiare direzione. Il tutto senza contare che stanno anche cambiando i modelli di business. Prima la competizione era tra aziende quotate in borsa. Oggi ci sono nuovi attori, dalle aziende private ai private equity.

D. Argomento interessante, ma ci stiamo allontanando dal Brasile

R. In Europa gli operatori devono generare reddito, ma anche finanziare gli investimenti. In un business come quello delle tlc che richiede investimenti elevati, senza economie di scala le aziende sono in difficoltà. Soprattutto nel costruire infrastrutture. L'acquisto di Oi è un ottimo affare per Tim, che riuscirà a crescere in Brasile; al tempo stesso è anche il riconoscimento che il governo brasiliano ha fatto una scelta politica e industriale per garantire gli investimenti in infrastruttura nel tempo. Basti vedere che scelta hanno fatto sul 5G.

D. Ossia?

R. Non hanno puntato a incassare molto con le frequenze, ma hanno preteso un obbligo di copertura. Dando dimostrazione di una visione di politica industriale.

D. Quindi l'acquisto degli asset di Oi, cosa implica per Tim?

R. È la chiusura di un lungo lavoro, di anni di negoziazioni. Per Tim implicherà crescere in termini di quote, contribuirà alla generazione di cassa del gruppo e alla riduzione del debito. Oggi Tim Brasil vale in borsa sette miliardi di dollari, mentre a Piazza Affari l'intero gruppo, che include anche il 67% della controllata brasiliana, vale 6,4 miliardi di euro.

D. Un paradosso?

R. Questo deve aiutare a capire le dimensioni del business di cui parliamo. Oi ci permetterà nel Paese una crescita a doppia cifra in termini di ricavi ed ebitda sia nel 2022 sia in arco di piano e, dal punto di vista industriale, di raggiungere i competitor per frequenze. Tim Brasil fino a oggi aveva 117 Mhz contro i circa 160-170 di Claro e Vivo. Con questa operazione bilanceremo il tutto.

D. Qual è stato il momento più difficile in questa operazione?

R. Nel corso della prima asta, quando dovevamo depositare l'offerta, si è presentato anche un fondo, Digital Colony, senza che nessuno l'avesse previsto. L'obiettivo del fondo non era industriale, intendeva rilevare gli asset e poi riaffittare le frequenze a noi, Claro e Vivo. Hanno immaginato un modello da «pure wholesale player» nel mobile.

D. Altri aneddoti?

R. In Brasile per legge tutte le votazioni dell'Antitrust e degli organi regolatori sono pubbliche. Il giorno in cui l'Antitrust doveva esprimere il parere definitivo sull'operazione ero sotto il ministero per l'Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale di Vittorio Colao. Seguivo la votazione al cellulare. C'erano sei commissari e i primi tre avevano votato contro. Poi il quarto e il quinto hanno votato a favore. Il sesto era il voto del presidente, il più importante perché dirimente in caso di parità. Quando il presidente ha votato sì, ho esultato come per una vittoria dell'Italia ai Mondiali.

D. Fino a dove può arrivare la capitalizzazione di Tim Brasil?

R. Direi circa 10 miliardi di dollari. Basta guardare ai target price del mercato finanziario. Oggi il titolo vale 13,65 reais e il target price medio degli analisti è di 18,44 reais. Questo implica una crescita di circa il 35%.

D. Passiamo dal Brasile all'Italia. Porte aperte alla partecipazione di Kkr (già partner Fibercop) alla partita rete/Open Fiber ma capitolo apparentemente chiuso per quanto riguarda l'opa. Quali sono le considerazioni e il giudizio dopo 4 mesi di tira e molla?

R. Il punto principale, che vedo come nota positiva è che tutto quello che è successo ha reso evidente il fatto che c'è del valore inespresso in Tim, che può emergere in maniera più significativa grazie alla separazione su base industriale delle singole attività . Pensiamo per esempio a una holding che gestisce queste attività separate generando una portata maggiore in termini di redditività.

D. A chi si riferisce?

R. Parlo in generale. Chi sul mercato aveva chiaro che Tim registra tre miliardi di euro in servizi forniti alle grandi aziende del paese? Quante aziende ci sono in Italia che fatturano più di tre miliardi di euro? Era tutto valore inespresso e quindi non considerato. Io ritengo fondamentale aver fatto comprendere che c'è valore non espresso in Tim. L'offerta di Cvc per il business Enterprise va in questa direzione.

D. Quali sono i primi dieci grandi clienti acquisiti da Tim in questi anni?

R. Tutte le grandi aziende italiane sono clienti. Faccio un esempio, se prendiamo le prime dieci per capitalizzazione, tutte comprano servizi da noi, anche perché si tratta di offerte che richiedono livelli di customizzazione elevati.

D. Non teme che la partecipazione di Kkr in Fibercop possa intralciare il progetto rete unica?

R. Qualunque ragionamento sulla rete unica deve garantire ritorno per tutti i nostri azionisti. Kkr è un fondo che per sua natura è guidato dalla ricerca del ritorno sull'investimento e per questo è un partner razionale. Garantire un ritorno sull'investimento è fondamentale.

D. Bando Piano Italia 1 Giga, si dice che abbiate partecipato soltanto in due (Tim e OpenFiber). Potrebbe creare problemi, anche in ottica Ue?

R. Premesso che non posso dare informazioni su una gara in corso e che non abbiamo dato disclosure sulla nostra partecipazione, la mia è una lettura differente. Credo che se altri operatori non si sono presentati questo possa essere legato al fatto che non tutti gli operatori sono in grado di sostenere investimenti ingenti.

D. È la fine degli operatori verticalmente integrati?

R. Questa gara penso sia la dimostrazione di come probabilmente il modello di operatore sia infrastrutturale sia retail cominci a fare il suo tempo, soprattutto in paesi fortemente regolamentati come il nostro.

D. Qual è il futuro?

R. In occasione dell'ultimo board Gsma a Barcellona uno studio di settore indicava che per le Telco la strada è segnata dal delayering, ovvero dalla separazione dei servizi dalle infrastrutture di rete e la messa a terra di business plan differenti.

D. Si parla di contatti in corso con Sace per un'eventuale nuovo finanziamento. Cosa mi può dire?

R. E' un'operazione che potrebbe essere interessante e che stiamo valutando insieme ad altre. Non c'è ancora nulla di definito, maggiori dettagli li avremo più avanti.

D. Che futuro vede per ServiceCo?

R. Quella sulle famiglie e sui clienti finali sarà una vera sfida. Dobbiamo lavorare per ritoccare gli elementi del cosiddetto go-to-market, dalla comunicazione al prodotto. Dobbiamo garantire la qualità del servizio ai clienti. Le comunicazioni sono un servizio «mission critical», stare due giorni senza connessione implica avere la vita bloccata.

D. Su cosa punterete?

R. Dobbiamo lavorare su questo elemento, puntando sulla garanzia di una migliore qualità. Oggi non spieghiamo perché il nostro servizio è migliore di un altro. E gli stessi negozi devono essere centri di esperienza nei quali i problemi vengono risolti.

D. Parliamo del business dei contenuti. Si è discusso molto di Dazn e più in generale di TimVision, quali sono le prospettive di queste attività?

R. Che i contenuti siano un driver per la crescita della domanda di connettività è un dato di fatto. Il vero tema è capire quanto sia importante avere un'esclusiva sul fronte dei diritti o della produzione di contenuti. Su quest'ultimo sono convinto che si tratti di un business che richiede economie di scala.

D. Resta il tema dell'aggregazione di contenuti

R. Questo può avere senso, nella misura in cui un cliente può comprare connettività abbinata a contenuti come Disney+ o Netflix. Ma la vera domanda è un'altra: è corretto che l'operatore paghi per avere prodotti in esclusiva? Si tratta di contenuti che hanno un prezzo elevato e di cui spesso è complesso garantire l'esclusività. Bisogna quindi fare attenzione: i contenuti sono importanti ma occorre capire quali modalità permettono di commercializzarli al meglio.

D. Si parla di valorizzazione di TimVision, che potrebbe essere ceduta a Vivendi.

R. Stiamo lavorando per capire quale sia il modo migliore per valorizzarla.

D. Altro tema d'attualità è la possibilità che Iliad faccia un'offerta per ServiceCo.

R. Torno a ribadire un concetto: fino a qualche tempo fa c'era scarso interesse su Tim, ora che stiamo rendendo evidente il valore inespresso dei nostri asset arrivano soggetti che mostrano interesse.

D. Quindi conferma l'interesse di Iliad?

R. No, al momento non è arrivata alcuna comunicazione ufficiale e nemmeno informale. Certo, concordo che stiamo vedendo a più riprese segnali che confermano quanto dicevamo all'inizio: il mercato deve consolidarsi.

fch

 

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April 25, 2022 02:17 ET (06:17 GMT)

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